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Il racconto di Mario Mieli del Festival of Lights (25 settembre 1971)

12-05-2024
Il racconto di Mario Mieli del Festival of Lights (25 settembre 1971)
Nel settembre 1971 Mario Mieli è a Londra per un soggiorno finalizzato al perfezionamento della lingua inglese. Nel luglio precedente si è diplomato al Liceo Classico Parini di Milano. Nella capitale inglese ha cominciato a frequentare le riunione del Gay Liberation Front, che è stato fondato nell’ottobre del 1970 presso la London School of Economics da Bob Mellors e Aubrey Walters.
Il 25 settembre partecipa alla contestazione organizzata dal GLF del Festival of Lights, una dimostrazione lanciata da una coppia di missionari evangelici, che al rientro in Inghilterra dopo qualche anno trascorso in India, erano rimasti sconvolti dalla permissività assorbita dalla società inglese e dall’utilizzo esplicito di contenuti sessuali da parte dei media. 
Questo è il resoconto che ne dà Mario in una lettera all’amica Daniela Goldoni del 26 settembre 1971.


Ieri si celebrava a Londra il Festival of Lights, che è una colossale manifestazione contro la pornografia e l’inquinamento della morale dei costumi, organizzato da una corrente aristocratica e religiosissima. Naturalmente il tutto nasconde intenti politici, fascisti e repressivi e naturalmente l’adesione del pubblico è stata vastissima e televisione e giornali hanno dedicato molto spazio alla pubblicazione di questo festival fascista. Ieri c’è stata un’oceanica manifestazione, 100 mila persone con lunga sosta in Trafalgar Square e poi proseguimento passando davanti al Palazzo Reale fino a Hyde Park, dove era stato da loro organizzato un concerto pop per darsi l’aria di gente moderna. Hanno sfilato cantando canti religiosi, con numerosi cartelli rappresentanti una fiamma e slogan tipo «Smile with Christ», oppure «You need Christ», eccetera. L’unica manifestazione contro in tutta Londra è stata organizzata dal Gay Liberation Front. Naturalmente Cucchi ed io vi abbiamo partecipato. Siamo partiti dal Covent Garden, eravamo quasi tutti vestiti in modo strano. Io avevo una palandrana marrone con su scritto «I am oppressed» e portavo in mano un cartello con scritto per un verso «Solidarity from all Italian gay people» e dall’altro «Culi e lesbiche d’Italia uniti nella lotta». Cucchi indossava l’eskimo, che qui a Londra non esiste assolutamente, e che perciò faceva molto rivoluzionario. Gli altri erano quasi tutti travestiti: molti uomini da donna, donne da uomo, da poliziotti, da preti e da suore. Portavano una bara con su scritto che era la bara della libertà. Inoltre, avevano un sacco di cartelli per la rivoluzione, [per] la libertà sessuale, contro l’ideologia, la religione, il fascismo. Inoltre, avevano molti canti e qualche suonatore di violino. Non più di sessanta saremo stati, ma era davvero eccezionale. Giunti in Trafalgar Square abbiamo trovato la marea del Festival of Lights. Noi contrapponevano lo slogan «Festival of Life». La polizia mi ha seguito sulla piattaforma di un’enorme statua. Malgrado fossimo pochi, la gente ci ha visto benissimo e naturalmente è successo un casino. Tutti scandalizzatissimi, un pandemonio. Alcuni venivano a porci saluti e a dirci che avrebbero pregato per la nostra redenzione in Cristo, a proporci di cambiarci vita, eccetera. Intanto, nei loro occhi brillava un occhio esasperato e credo che se avessero potuto lapidarci, per restare in tema evangelico – meno male che Trafalgar Square è asfaltata – lo avrebbero fatto con fervore fanatico. Invece noi ballavamo il can-can, tutti i travestiti in fila, con le cosce per aria e quelli vestiti da preti e suore facevano la parodia del fanatismo religioso. Lì si sono uniti al nostro gruppo Barzini e due romani, di cui uno abitava da Cucchi, che sono molto simpatici. A un certo punto alcuni fascisti sono incominciati a salire sulla piattaforma della statua con aria minacciosa. I poliziotti li hanno lasciati salire. Dopo un quarto d’ora sono venuti a sbatterli giù violentemente perché provocavano disordine. Un salto di due metri in una bolgia bestiale. Io che non avevo capito l’invito a scendere, sono stato pestato ben bene e mi hanno portato via il cartello di mano e scaraventato giù dalla piattaforma con un calcio. Molti dei nostri sono stati arrestati. Noi restanti siamo andati ad Hyde Park contemporaneamente al corteo fascista che rivolgeva costantemente la fervida preghiera di cambiare vita, di riconoscere in Cristo il Dio e il Maestro e intanto indicava scandalizzata i nostri amplessi omosessuali. Siamo passati davanti al palazzo della Regina Madre e davanti a Buckingham Palace. Giunti ad Hyde Park, i poliziotti ci hanno circondato e senza alcuna motivazione ci hanno arrestato. Cioè, hanno arrestato tutti quelli che non sono riusciti a scappare. Io c’è l’ho fatta a scappare. Di Barzini non so più niente, non l’avevo più trovato dopo il casino a Trafalgar Square. Cucchi, invece, si è trovato in piena mischia e per di più, prima di lasciarsi arrestare, ha picchiato un policeman facendogli volar via il berretto. Naturalmente io ho telefonato subito a mio cugino, che è consigliere all’Ambasciata d’Italia e gli ho detto che, passando per caso in Hyde Park, eravamo finiti in una mischia e che Cucchi era stato arrestato. Credo e temo che non l’abbia bevuta. Comunque siamo andati insieme immediatamente all’ambasciata, dove lui ha contattato il primo console e poi siamo andati alla stazione di polizia, dove, dopo una mezz’oretta siamo riusciti a tirare fuori il Cucchi, il quale comunque deve presentarsi mercoledì in tribunale, imputato di assalto alla polizia. Mercoledì ti farò sapere come è andata. Non so quanto scioccati sia rimasto Cucchi per tutti questi fatti: 1) incredibile manifestazione religioso-fascista; 2) la violenza inaudita con cui la polizia ci ha trattato; 3) il riconoscere quale temibile repressione devono soffrire in questo paese di merda omosessuali e politicanti di sinistra. La gente odia gli omosessuali con tutta la sua forza. La polizia detesta i contestatori e ha buon gioco a reprimerli, appoggiata dalla folla che li detesta perché sono omosessuali. Sono sconvolto e raramente ho sentito così forte in me il fervore della rivoluzione e del comunismo. E mi sento totalmente impotente, soprattutto in questo paese odioso. 


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